CONSIGLIO APERTO su "Indicazioni strategiche del Comitato delle Regioni in merito all’Agenda europea sulla migrazione”

 

Le immagini quotidiane dei telegiornali ci ricordano quanto quello dei flussi migratori sia diventato innanzitutto un dramma umano che coinvolge migliaia di persone, tra cui tantissime donne e bambini.

Ci ricordano anche, però, l'enorme sforzo messo in campo dai cittadini italiani, dai Comuni e dai loro sindaci per fronteggiare una emergenza di questa portata.
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Se è vero che essere accolti è un diritto, è anche giusto che chi accoglie veda garantite le proprie condizioni di vita e di sicurezza.
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Altrimenti si giunge all’assurdo che per tutelare i diritti di alcuni si fanno fuori i diritti di altri.
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Dal 2000 al 2011, le denunce nei confronti di stranieri sono aumentate di quasi il 340%.
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È indispensabile coniugare le politiche di sicurezza con quelle di accoglienza.
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Bisogna contrastare l’ingresso e il soggiorno irregolare degli stranieri, ma anche prevedere forme e fondi per l’integrazione sociale di quelli regolarmente soggiornanti, per lavoro o per asilo.

A livello europeo, statale e a livello regionale.
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Nel 2015 per l'accoglienza l'Italia ha speso oltre 800 milioni di euro
Il costo medio per l'accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato è di 35 euro al giorno.
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La Commissione europea ha stanziato 2,4 miliardi di euro per i prossimi sei anni, di cui circa 560 milioni è riservata all'Italia. Non sono sufficienti, se il problema non viene affrontato in modo strutturale da parte di tutti gli Stati membri.
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L'accoglienza non può essere solo uno slogan politico. Alle parole vanno abbinate le azioni
In Piemonte, una delle principali regioni a farsi carico del sistema di gestione dei flussi migratori, nell'ultimo bilancio la Giunta ha tagliato oltre 90 milioni di euro destinati alla coesione sociale. Fondi in cui rientrano anche quelli per mettere in campo non solo parole, ma anche politiche concrete di integrazione che aiutino a prevenire ghettizzazioni ed emarginazioni, che possono costituire un focolaio estremamente rischioso.
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La conseguenza è quella di lasciare anche questo problema sulle spalle dei singoli Comuni, già messi in dura difficoltà per la gestione ordinaria del proprio territorio.
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Bisogna anche saper guardare oltre, puntare in futuro a  progetti di sviluppo da realizzare nei Paesi di origine dei profughi e dei migranti. Un recente convegno promosso dal Consiglio regionale su iniziativa dei Salesiani, ha  messo in risalto l’efficacia di questa linea d’azione.
I progetti messi in atto vanno dal rafforzamento della formazione professionale e dell’inserimento occupazionale, alle attività formative in campo agricolo e per le donne; dall’incremento dei centri socio-educativi alle borse di studio e programmi di supporto scolastico e nutrizionale per giovani a rischio.
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Non potrà mai vivere nella sicurezza una società attraversata da centinaia di migliaia di persone che vivono nell’insicurezza.
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La vera sicurezza o è di tutti coloro che abitano su un determinato territorio o non è di nessuno.

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